- Cos’è un design system: definizione completa
- Perché serve davvero: i benefici più concreti
- Casi reali: cosa fanno Atlassian e IBM
- Elementi fondamentali di un design system
- Come costruire e mantenere un design system scalabile
- Checklist operativa: come creare un design system da zero
- Conclusione
Un design system è uno di quei concetti che spesso vengono fraintesi: confuso con una semplice libreria di componenti, sottovalutato nel suo impatto strategico, o adottato troppo tardi nei progetti. Eppure, per chi lavora su interfacce digitali in continua evoluzione, è diventato una leva fondamentale.
In questo articolo approfondiremo il significato reale di design system, i motivi per cui rappresenta una risorsa chiave per i team digitali e cosa distingue un sistema ben progettato da una semplice collezione di elementi grafici.
Cos’è un design system: definizione completa
Un design system è un insieme di componenti riutilizzabili, regole visive, linee guida e documentazione progettato per garantire coerenza e scalabilità nei prodotti digitali. Ma la vera essenza non è solo tecnica: è organizzativa.
Un buon design system è:
- una lingua condivisa tra design, dev, PM e stakeholder;
- una toolbox centralizzata con logica, gerarchia e usabilità integrata;
- un meccanismo evolutivo che si adatta a nuove esigenze, tecnologie e brand.
Non è un file Figma, non è un UI kit o una guida di stile. È tutto questo, ma connesso, aggiornato e integrato nel flusso di lavoro reale.
Esempio pratico: startup SaaS in crescita
Immagina una startup che sviluppa un’app SaaS per la gestione di eventi. All’inizio, il designer crea ogni schermata da zero. Il front-end developer copia stili e margini da Figma, mentre il product owner richiede modifiche continue.
Dopo pochi mesi:
- i pulsanti hanno 4 varianti diverse;
- le card hanno padding incoerente;
- ogni nuova feature richiede refactoring visivo.
A quel punto decidono di creare un design system. Partono da design token condivisi per spacing, colore e tipografia, costruiscono un kit di componenti UI modulari in Figma collegati a componenti React, e documentano tutto con Zeroheight.
Risultato?
Ogni nuovo designer o dev può creare nuove interfacce in meno tempo, con meno errori. Il prodotto cresce, ma la UX resta coerente. E il team non perde tempo in decisioni ridondanti.
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Perché serve davvero: i benefici più concreti
I vantaggi sono evidenti, ma non banali. Ecco perché i design system sono uno standard per chi lavora su prodotti digitali moderni:
1. Coerenza visiva e comportamentale
Evita il classico “quel pulsante è diverso in ogni sezione”.
Tutti i team attingono dalla stessa fonte, riducendo divergenze, errori e bug di UI.
2. Maggiore velocità e scalabilità
Un design system ben progettato può ridurre i tempi di design e sviluppo fino al 30%.
Ogni componente è già pensato, testato e documentato: non reinventi la ruota ogni volta.
3. Riduzione del debito tecnico (e visivo)
Se non hai un design system, lo stai pagando sotto forma di caos nel codice e incoerenza nei mockup.
Un DS aiuta a isolare, centralizzare e migliorare ogni elemento, con impatto concreto su manutenibilità e UX.
4. Miglior collaborazione e autonomia
Designer e developer parlano la stessa lingua: button.primary.small.disabled diventa un’entità unica e riconoscibile.
Meno passaggi, meno ticket ambigui, più ownership distribuita.
Casi reali: cosa fanno Atlassian e IBM
- Ha permesso di integrare più team distribuiti senza perdere coerenza.
- Ogni componente è interattivo, documentato e con codice integrato.
- Il team ha ridotto i tempi di onboarding del 40% in media.
- È open source e mantenuto da centinaia di contributor.
- Unisce accessibilità by default, dark mode, e componenti React nativi.
- Include guidelines su motion, tono, linguaggio e UX writing.
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Elementi fondamentali di un design system
Un design system efficace non è solo bello da vedere, ma anche modulare, riutilizzabile e accessibile. Un errore comune è pensare che un design system limiti la creatività visiva. Al contrario, quando ben progettato, il DS amplifica la forza del brand, offrendo coerenza nell’uso di colori, tono, iconografia e movimento. Il trucco sta nel definire dei paletti chiari (es. linguaggio visivo, tono di voce) lasciando comunque spazio per la personalizzazione e il contesto. È qui che il design system diventa non solo uno strumento tecnico, ma un motore di espressione visiva.
Design Token: la vera base invisibile
I token sono valori astratti che definiscono spaziatura, colori, font, ecc.
Esempio:
color.primary = #0052CC
spacing.md = 16px
font.body = “Inter”, sans-serif
Pro tip: usa nomi semantici nei design token, come color.success.bg invece di blue500. I nomi semantici descrivono la funzione del colore, non il suo aspetto, e rendono il sistema più flessibile: puoi gestire facilmente dark mode, theming multi-brand o localizzazioni semplicemente cambiando i valori, senza toccare componenti o layout.
Componenti UI, tipografia e iconografia
- Progetta componenti secondo logica atomica: da atomi a organismi.
- Usa scale modulari tipografiche (es. 1.125x) per evitare salti improvvisi.
- L’icon set deve rispecchiare lo stile del brand: attenzione a mescolare librerie diverse (es. Feather vs Material).
Pro tip: gestisci le icone come font SVG, così puoi variarne colore, dimensione e peso via CSS, migliorando la manutenibilità.
Motion, tono di voce e accessibilità
- Definisci regole di animazione: quando si usa, quanto dura, come si attenua.
- Integra il tone of voice nei componenti testuali: microcopy coerente e inclusivo.
- L’accessibilità non è un plugin: testa tutto con screen reader, contrast checker e keyboard nav già in fase di prototipo. La compliance è un aspetto importante per evitare sanzioni, specialmente dall’approvazione dell’EAA.
Pro tip: crea una checklist di accessibilità (contrasto, focus, uso da tastiera, screen reader, ecc.) direttamente in Figma, usando plugin come Able o Contrast, per validare le scelte di design mentre lavori.
Come costruire e mantenere un design system scalabile
Dopo aver compreso cos’è un design system e perché è cruciale, la fase critica è costruirlo in modo sostenibile, documentato e progressivamente adottabile. Qui entra in gioco non solo la progettazione, ma anche la cultura del team, la governance e la capacità di farlo vivere nel tempo.
Strumenti, documentazione e versionamento: il cuore operativo del sistema
Un design system senza documentazione è poco più di un’idea vaga. Per essere davvero utile, deve essere consultabile, aggiornabile e comprensibile da tutti i membri del team, dai designer junior agli sviluppatori backend.
Tra i migliori tool di progettazione di un design system:
- Figma per la gestione visuale: componenti, variabili, prototipi interattivi, note inline e auto-layout avanzati.
- Storybook per la parte front-end: componenti live, varianti, test di accessibilità e integrazione continua con il codice.
- Zeroheight come ponte visuale tra design e dev, perfetto per creare una documentazione centralizzata, integrata e accessibile.
💡 Suggerimento: documenta anche gli errori comuni, i pattern da evitare e i casi d’uso reali. Le “linee guida negative” aiutano spesso più delle regole scritte.
Ma i tool da soli non bastano. Il DS va versionato come un qualsiasi prodotto software. Applica un versioning semantico (MAJOR.MINOR.PATCH), tieni un changelog accessibile e definisci una Design System Board – tipicamente composta da un designer, un dev e un PM – che supervisiona ogni proposta di modifica, per evitare frammentazioni e derive.
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Adottare un design system in progetti esistenti: evoluzione, non rivoluzione
Introdurre un design system in un progetto già avviato può sembrare complesso, ma non deve essere un cambiamento traumatico. La chiave è procedere per iterazioni, costruendo valore in modo progressivo.
Da dove iniziare:
- Foundation layer: definisci subito token di spacing, colore, tipografia e grid. Sono il linguaggio base su cui tutto si regge.
- Componenti core: parti da quelli più visibili e usati (button, input, card) e costruisci da lì.
- Refactoring graduale: applica il nuovo design solo su nuove feature o su sezioni già in fase di redesign, senza toccare tutto il sistema legacy.
💡 Tip pratico: crea un wrapper temporaneo tra vecchi e nuovi componenti, per gestire la coesistenza senza duplicazioni.
Quanto deve essere complesso un design system?
Non esiste un unico modo corretto di costruire un design system. Il livello di dettaglio e automazione va calibrato sul tipo di prodotto, sul team e sulla velocità di evoluzione prevista.
Per una startup o un’app in MVP, bastano spesso:
- Un sistema tipografico definito
- Una palette condivisa con token semantici
- 5–6 componenti riutilizzabili
- Un foglio di documentazione (anche in Notion o Figma)
Al contrario, se il tuo prodotto ha già team multipli, un design team strutturato, brand multipli o standard di accessibilità stringenti, allora ha senso investire in:
- Design token centralizzati e sincronizzati con il codice
- Documentazione multi-tool (Zeroheight + Storybook)
- Workflow Git per versionamento e CI/CD dei componenti
- Moduli per tone of voice, motion, branding
💡 Principio guida: non costruire un design system che serve fra 12 mesi, costruisci quello che serve ora — ma in modo estensibile.
Adozione interna: senza cultura condivisa, il sistema fallisce
Il design system non è solo codice e interfaccia, ma cultura e linguaggio comune. Senza un’adozione reale da parte del team, anche il DS meglio costruito resta inutilizzato.
Come favorire l’adozione:
- Coinvolgi dev e designer fin dall’inizio nella creazione dei componenti
- Fai A/B test mirati per introdurre nuove UI e raccogli feedback
- Organizza retrospettive periodiche sul design system: cosa funziona, cosa va migliorato, cosa è diventato obsoleto
Un buon design system è vivo, aperto al miglioramento e percepito come un acceleratore, non come una costrizione.
Checklist operativa: come creare un design system da zero
Ecco una checklist sintetica da seguire se stai costruendo un DS per la tua app, SaaS o e-commerce:
- Definisci gli obiettivi (perché lo fai, chi lo usa)
- Costruisci le foundation (colori, spacing, tipografia, grid)
- Progetta componenti modulari e riutilizzabili, utilizzando un approccio design thinking
- Crea design token con nomi semantici
- Scegli i tool giusti (Figma, Storybook, Zeroheight)
- Documenta in modo chiaro (cosa fa, quando si usa, cosa evitare)
- Stabilisci un processo di governance (chi approva le modifiche?)
- Integra gradualmente nel prodotto esistente
- Forma il team e raccogli feedback continui
- Itera: il DS è vivo, non statico
Conclusione
Un design system ben progettato migliora velocità, coerenza e accessibilità, ma va costruito con metodo e cultura.
Non è solo un kit di UI, è un prodotto trasversale che ha impatto su tutta l’esperienza utente e sul ciclo di vita del software. Costruirlo bene è un investimento. Non farlo è un costo sommerso di cui prima o poi si pagheranno le conseguenze.