Se ti stai avvicinando al mondo dello sviluppo software, avrai già capito quanto siano importanti le API. Sono lo strumento che permette alle diverse parti di un’app — come il frontend (quello che l’utente vede) e il backend (la logica e i dati dietro le quinte) — di comunicare tra loro. Ma le API non servono solo a “far funzionare le cose”: sono fondamentali per la struttura, la scalabilità e l’efficienza di un progetto.

Ecco perché, quando inizi a lavorare su un’app o una piattaforma, devi decidere come strutturare le tue API. E qui entra in gioco una delle prime grandi scelte architetturali che un developer si trova ad affrontare: REST o GraphQL?

Entrambi sono metodi per costruire API, ma con logiche e approcci molto diversi. REST è il modello più tradizionale, semplice da capire e diffusissimo. GraphQL è più recente e flessibile, ma anche un po’ più complesso da gestire all’inizio.

Capire quando usare REST e quando scegliere GraphQL è essenziale per evitare problemi in futuro, soprattutto se lavori in un team, su progetti che devono crescere o se stai costruendo un’app con interfacce dinamiche. In questo articolo ti guiderò passo dopo passo nel confronto tra REST e GraphQL, con esempi, casi d’uso e consigli pratici per scegliere l’approccio giusto in base al tipo di progetto che stai sviluppando.

Come funziona REST e quando è ancora la scelta giusta

REST, acronimo di Representational State Transfer, è uno degli stili architetturali più diffusi per la progettazione delle API web. Introdotto nei primi anni 2000, ha conquistato il panorama dello sviluppo grazie alla sua semplicità, alla chiarezza dei concetti e all’integrazione nativa con il protocollo HTTP.

Il principio fondamentale di REST è che ogni risorsa (ad esempio utenti, prodotti, ordini…) venga identificata da un URI univoco (es. /users/123) e che le operazioni su queste risorse vengano gestite tramite i metodi standard di HTTP:

Inoltre, le comunicazioni REST sono stateless: ogni richiesta contiene tutte le informazioni necessarie per essere eseguita e non dipende da chiamate precedenti. Questo significa che il server non mantiene uno “stato” tra una richiesta e l’altra, facilitando la scalabilità e la cacheabilità.

Quando REST è la scelta ideale

REST è ancora oggi la soluzione perfetta in moltissimi casi. In particolare, si rivela estremamente efficace quando si lavora in contesti CRUD, cioè quando l’interazione con le risorse avviene principalmente attraverso operazioni di creazione, lettura, modifica e cancellazione.
È la scelta più indicata quando:

REST è anche altamente documentabile e ben supportato da strumenti come Postman, Swagger (OpenAPI), e client HTTP di ogni genere, semplificando il lavoro anche per team eterogenei.

I limiti di REST nei progetti più moderni

Tuttavia, man mano che le applicazioni diventano più dinamiche — ad esempio Single Page Application (SPA) o mobile app con molte viste personalizzate — REST può iniziare a mostrare il fianco. In questi casi, le necessità cambiano:

In sintesi: REST è ancora una tecnologia valida, robusta e perfettamente adatta a molti progetti. Ma in ambienti moderni con interfacce ricche e dinamiche, le sue rigidità strutturali possono diventare un ostacolo. È proprio da queste esigenze che nasce l’interesse per GraphQL, che vedremo nel prossimo paragrafo.

Cos’è GraphQL e perché sempre più aziende lo scelgono

GraphQL è una tecnologia che sta rivoluzionando il modo in cui i frontend comunicano con i server. Sviluppata inizialmente da Facebook nel 2012 per migliorare le performance delle proprie app mobile, è stata rilasciata come progetto open source nel 2015, guadagnando rapidamente popolarità tra le aziende che cercano maggiore flessibilità nella gestione dei dati.

A differenza dell’architettura REST, che prevede più endpoint specifici per ciascuna risorsa, GraphQL espone un solo endpoint universale. A questo si inviano query strutturate, che descrivono esattamente quali dati si desiderano ottenere e in quale formato. Il risultato? Il client riceve solo ciò che ha chiesto, evitando sia l’overfetching sia l’underfetching.

Immagina una schermata in un’app mobile che mostra l’utente, i suoi ordini e le notifiche. In REST dovresti fare almeno tre chiamate distinte; con GraphQL puoi ottenere tutto in una singola query, ottimizzando traffico e velocità.

Perché molte aziende scelgono GraphQL

Negli ultimi anni, start-up, grandi tech company e team di sviluppo agili hanno iniziato ad adottare GraphQL per diversi motivi:

Questa architettura si adatta perfettamente a contesti moderni, dinamici, cross-device, dove le interfacce cambiano spesso e il caricamento rapido dei dati è cruciale.

Le sfide: curva di apprendimento, sicurezza e performance

Tuttavia, GraphQL non è una soluzione magica, e introduce nuove complessità che richiedono attenzione:

  1. Curva di apprendimento: per chi proviene da REST, GraphQL può inizialmente sembrare più complicato. Bisogna comprendere il concetto di schema, saper scrivere query, mutation e subscription, e gestire i resolver, ovvero le funzioni che recuperano i dati.
  2. Performance: se non si impongono limiti (rate limit, depth limit, query complexity), un utente malintenzionato potrebbe costruire query troppo pesanti, sovraccaricando il server. A differenza di REST, dove le rotte sono fisse, in GraphQL il client ha più controllo, il che comporta nuove sfide di sicurezza.
  3. Sicurezza e caching: alcune pratiche comuni in REST, come il caching HTTP nativo o la protezione per endpoint specifici, vanno ripensate in ottica GraphQL. Serve una gestione più precisa e spesso personalizzata.
immagine che spiega il funzionamento delle api

Fonte

REST vs GraphQL: confronto pratico per sviluppatori

AspettoRESTGraphQL
Numero di endpointMultipli, uno per risorsaUno solo
Richiesta di datiFissa, predefinitaPersonalizzabile con query
Overfetching/UnderfetchingNo
Tooling nativoSemplice, basato su HTTPRichiede tooling dedicato
Caching HTTPNativoDeve essere gestito manualmente
VersionamentoVia URI o headersPreferibilmente evitato, evoluzione tramite schema
SicurezzaBasata su route e middlewareBasata su campo e tipo, più complessa

Quando conviene usare REST o GraphQL: guida alla scelta

Scegliere tra REST e GraphQL non è una questione di tendenza tecnologica, ma una decisione strategica che deve basarsi sulle reali esigenze del progetto. Per valutare qual è l’architettura più adatta, è importante considerare il tipo di dati gestiti, il livello di complessità del frontend, le competenze del team e la proiezione evolutiva del sistema nel medio-lungo periodo.

REST continua a essere la scelta ideale in contesti in cui la struttura dell’applicazione è relativamente semplice e segue logiche CRUD classiche (Create, Read, Update, Delete). Se il progetto prevede l’integrazione con servizi esterni che già utilizzano API RESTful, oppure si lavora in ambienti regolamentati dove è preferibile mantenere soluzioni più stabili, prevedibili e facili da testare, REST offre solidità, chiarezza e un’enorme compatibilità con strumenti di sviluppo e debugging già esistenti.

D’altra parte, GraphQL risulta più vantaggioso quando si sviluppano interfacce frontend dinamiche, in particolare per applicazioni mobile-first, SPA (Single Page Application) o PWA (Progressive Web App). Se il sistema deve accedere a dati provenienti da fonti diverse – come microservizi, database multipli, servizi di terze parti – o se l’utente finale ha bisogno di interazioni fluide, personalizzate e ottimizzate, GraphQL consente una gestione più granulare e performante delle richieste.
Per tirare le somme, non esiste una soluzione unica. La scelta tra REST e GraphQL deve essere strategica, basata su:

La scelta dipende dal bilanciamento tra semplicità e flessibilità. REST resta una scelta sicura, ben documentata e ampiamente supportata. Funziona bene per prodotti consolidati o con cicli di sviluppo brevi. GraphQL, invece, brilla in progetti più ambiziosi, in cui l’interfaccia utente evolve spesso e serve maggiore controllo sui dati. Rappresenta il futuro per progetti dinamici, frontend-driven e orientati alla scalabilità.

Come li usano le grandi piattaforme: casi reali a confronto

immagine che mostra l'architettura strutturale delle api

Fonte

Facebook, GitHub, Shopify: perché GraphQL

Facebook ha creato GraphQL per rispondere all’esigenza di ridurre le richieste multiple che app mobili generavano. Oggi anche GitHub e Shopify espongono GraphQL pubblicamente, permettendo ai client di scegliere quali dati ottenere in un’unica chiamata.

Stripe, Twilio, Sendgrid: REST come standard affidabile

Questi servizi puntano su REST per:

Infatti, in contesti B2B o API mission-critical, REST è spesso sinonimo di robustezza e prevedibilità.

Casi ibridi: quando REST e GraphQL convivono nello stesso stack

Molte aziende oggi adottano un approccio ibrido:

Esempio: un eCommerce può usare REST per gli ordini e GraphQL per l’interfaccia admin.

FAQ – Domande frequenti su REST e GraphQL

Qual è più veloce tra REST e GraphQL?

Dipende. GraphQL riduce le chiamate ma richiede parsing delle query. REST è più diretto ma può essere meno efficiente.

GraphQL è più difficile da implementare?

Sì, richiede uno schema forte, setup di resolver e attenzione alla sicurezza. Ma una volta configurato, diventa potente.

Posso usare REST e GraphQL nello stesso progetto?

Assolutamente. È un pattern sempre più diffuso per separare API consumer da quelle per l’interfaccia.

Cosa scegliere per un’app mobile con molte chiamate API?

Probabilmente GraphQL, per ridurre overfetching e limitare il numero di richieste.

GraphQL è meglio per lo sviluppo frontend?

Sì, offre flessibilità estrema e riduce la dipendenza da modifiche backend.

REST è ancora rilevante nel 2025?

Sì, e continuerà a esserlo per molte applicazioni dove stabilità e semplicità sono prioritarie.